Racconto – The Last Straw

Scritto di getto grazie all’ ispirazione della canzone “Il Lago Che Combatte” degli Assalti Frontali (canzone estremamente solarpunk), questo breve racconto ha vinto il concorso di eco-fiction indetto dalla casa editrice inglese Bear With Me Books per lo scorso Earth Day.

Potete leggere l’intera storia (in inglese) sul blog della casa editrice.

Il tema centrale del racconto e’ la gentrificazione, un processo che disperde comunità urbane vulnerabili tramite la proliferazione di condomini “di pregio” e boutiques, la sparizione di negozi “tradizionali” come il panettiere e il bar di quartiere, su cui i residenti facevano affidamento, e l’aumento incontrollato degli affitti, portando al loro esodo verso quartieri meno desiderabili e alla loro sostituzione con giovani e meno giovani professionisti e altre categorie di rampanti e che procede come corollario di molti progetti di riqualificazione urbana se questi non sono pianificati in modo da riflettere i bisogni dei residenti dei quartieri interessati.

Seguiamo infatti la risposta degli inquilini di un non meglio precisato quartiere di Milano alla chiusura di uno spazio verde a loro caro, ultima goccia dopo una serie di altre angherie urbane.

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Racconto – Fermentos Criativos

Il nostro secondo racconto rappresenta anche il nostro sbarco in Spagna, tramite la rivista di fiction speculativa MaMuT, che ha dedicato il proprio sesto volume, Eco-Logos, all’eco-fiction e al solarpunk e ci ha permesso anche di realizzare per loro una copertina Commando-style e di illustrare il nostro processo creativo e le nostre opere in uno speciale.

La storia in questo caso interessa solo marginalmente gli alter ego letterari del commando e segue invece Faridah, una microbiologa siriana rifugiata in Italia, e un eterogeneo gruppo di scienziate e creative precarie e squattrinate, che durante un incontro per potenziali start-up trovano una soluzione unica geniale ai problemi dell’ inquinamento da plastica e della produzione di cibo sostenibile.

Fanno per la prima volta la loro comparsa in questa storia anche un gruppo di formidabili anziane signore (alcune basate sulle nostre nonne o bisnonne) con tante avventure da raccontare, che sono fondamentali per la realizzazione dei sogni di Faridah e le altre e che ormai fanno parte dell’universo letterario del Commando Jugendstil.

Quanto alla caffeina, raccomandiamo ai nostri lettori di pensare alla salute e di non ripetere a casa quanto fatto dai nostri personaggi.

Racconto – Midsmummer Night’s Heist

Midsummer Night’s Heist, pubblicato sull’antologia americana “Glass and Gardens: Solarpunk Summers” edita da Sarena Ullibarri di WorldWeaver Press, rappresenta la prima incursione del Commando sulla scena letteraria.

Rappresentati da alter ego letterari, i membri del Commando si imbarcano in una folla avventura di mezza estate, mobilitando amici, parenti e conoscenti per bloccare una manifestazione di estrema destra xenofoba con un piano degno di “Smetto Quando Voglio” (una delle nostre principali fonti di ispirazione) e una combinazione di guerrilla gardening e concentratori solari.

Questo racconto vuole anche enfatizzare l’importanza della collaborazione tra le diverse anime di Milano e della coesione sociale contro la minaccia della xenofobia e dell’intolleranza e per costruire un futuro solidale, inclusivo e tollerante.

In questo post sul blog di WorldWeaver Press potete trovare altre riflessioni (in inglese) sulla genesi di questa storia.

Vetrata Solare – Sol Lucet

Illustrazione digitale raffigurante una vetrata dove un sole stilizzato illumina fiori stilizzati sopra una scritta in latino "Sol Lucet Omnibus Aequaliter"

Quest’opera è stata pensata per essere un esempio di quello che sarà possibile ottenere, in
futuro, con le tecnologie fotovoltaiche, la cui evoluzione sta aprendo un nuovo campo
espressivo per gli artisti. In particolare la tecnologia cui si fa qui riferimento è quella dei
concentratori solari, che permetteranno di realizzare vetrate che catturino la luce del Sole per trasformarla in energia.

Al momento la ricerca punta a realizzare pannelli neutri che si sostituiscano alle finestre, ma in futuro, superati i limiti tecnici, sarà possibile utilizzare diversi colori e diverse forme per comporre grandi vetrate solari con cui decorare la città, distribuendo cultura ed energia a tutti indiscriminatamente.

L’opera vuole quindi anche rinforzare il dialogo virtuoso tra ricerca, arte ed industria,
stimolando la cooperazione al fine di creare il migliore futuro possibile.

La locuzione latina al centro dell’opera significa “Il Sole risplende per tutti allo
stesso modo” e viene qui utilizzata per sottolineare come l’energia pulita, qui quella
solare, sia una risorsa gratuita e disponibile per tutti, al di là dell’estrazione sociale o del
colore della pelle. Per questo motivo nell’opera il Sole splende su fiori che presentano
differenze evidenti.

È in questo momento storico di crisi internazionali dell’energia, di divisioni e di retorica di demonizzazione del diverso, che va ricordato più che mai quanto l’unione e la cooperazione siano importanti.

Si è scelto di farlo con un messaggio positivo che al freddo della paura oppone il calore del Sole.

Manifesto Solare – Intrecci

Illustrazione digitale che raffigura un albero fatto di cavi telefonici da cui un gruppo di persone raccoglie lampadine

Per realizzare quest’opre, che è stata presentata al concorso Opera Viva Barriera di Milano 2018 abbiamo analizzato la storia del quartiere per estrapolare gli elementi più significativi.
L’importante presenza di industrie legate al mondo dell’ elettronica e delle telecomunicazioni, tra cui la INCET e la SICME, entrambe legate alla produzione di cavi elettrici e nei cui spazi sono sorti musei e altri servizi pubblici, ci ha ispirato ad usare la metafora del cavo come ponte tra il passato industriale e il futuro del quartiere.

Da grandi rocchetti di cablatura elettrica crescono le radici di un nuovo albero, che simboleggia il senso di appartenenza sviluppato nel quartiere, oltre che e la riconversione a spazi verdi di molte altre aree industriali dismesse, quali il parco Aurelio Peccei e l’Area DELTA. Nel suo tronco e fra i suoi rami, oltre ai cavi del passato industriale, si intrecciano altri fili colorati, a simboleggiare l’apporto di tutte le diverse comunità che abitano nel quartiere.

Un’altra importante fonte di ispirazione per l’idea dell’albero organico-meccanico è stata “L’Arbre aux Hérons”, un progetto di arte pubblica di Les Machines de l’Ile e di Compagnie La Machine recentemente finanziato tramite Kickstarter, che, guarda caso, è a sua volta un progetto di riqualificazione di un’area ex-industriale.

Tra le fronde dell’albero, irrobustite dalla mescolanza di apporti, crescono numerose lampadine, che simboleggiano le idee e buone pratiche frutto della convivenza e della trasformazione virtuosa del quartiere. Come si può vedere dalle altre opere presenti in questo sito, la lampadina che sboccia da elementi vegetali è una parte integrante della poetica del Commando Jugendstil.

Gli abitanti del quartiere, rappresentati in modo essenziale da sagome colorate di varie tonalità in modo da simboleggiare senza stereotipare le varie comunità che lì convivono mescolandosi, beneficiano della presenza dell’albero e se ne prendono cura insieme, innaffiandolo e consolidandolo con nuovi apporti. I frutti di questo lavoro collettivo vengono raccolti a beneficio della comunità e contribuiscono a rafforzare il senso di appartenenza e di rinascita.

Manifesto Solare – Dama Iberica

Acquerello digitale che rappresenta un'installazione solarpunk a Barcellona

Questa illustrazione, realizzata per fungere da copertina alla rivista di fiction speculativa MaMuT, vol.6 Eco-Logos, è stata basata su di un lotto vacante situato al 18 di Carrer de Sant Nicolau a Barcellona. Se vi recaste là ora come ora, al posto della Dama realizzata a trompe l’oeil vedreste le pareti vuote di diversi palazzie al posto dell’orto comunitario vedreste uno spazio incolto.

Per immaginare questa “cartolina da un mondo possibile” ci siamo ispirati al quartiere barcellonese dell’Eixample, con i suoi isolati ottagonali con al centro una corte. Questa configurazione ci ha ricordato anche quella dei cortili di derivazione mozarabe che si trovano in Andalusia, con piante ed una fontana centrale per aiutare a mantenere il fresco nei locali. In particolare il cortile centrale della Cattedrale di Siviglia ha fornito un modello per il collegamento della fontana con le canaline di irrigazione.

La fontana in questione è una cosiddetta sinia andalusa, un sistema di irrigazione introdotto dagli Arabi in Catalogna, un modello della quale può essere visto al Museu d’Historia de Catalunya. Nelle nostre intenzioni, la sinia dovrebbe essere alimentata dall’acqua piovana raccolta dai tetti circostanti, ed è azionata dall’elettricità prodotta dai pannelli solari installati sulle pareti retrostanti, portando acqua ad un orto basato sui principi della permacultura, dove i vecinos coltivano frutta e ortaggi per il consumo locale.

Quanto a tecnologia, abbiamo scelto i concentratori solari, pannelli di materiale
semi-trasparente che convogliano fotoni verso pannelli solari veri e propri, incollati ai quattro lati del concentratore. L’uso più comune è la realizzazione di finestre solari, ma in questo caso abbiamo deciso di usarli come tessere da mosaico giganti per ricoprire un murale sottostante, realizzato con vernici al sughero che fungono da strato isolante supplementare per rendere i palazzi più energeticamente efficienti.

Per la figura centrale del murale ci siamo ispirati alle dame iberiche dell’Età del Ferro, in
particolare a “la Dama de Elche”, “la Dama de Baza”, “la Dama de Guardamar” e “la Dama
oferente del Cerro de los Santos”. La dama nel pannello centrale del trompe l’oeil
interagisce con le persone che lavorano nell’orto, portando acqua alla sinia con la sua
anfora inesauribile e funge un po’ da entità protettrice del caseggiato.

Intorno a lei arance e olive simboleggiano l’agricoltura Mediterranea, mentre la cornice di foglie d’edera intorno ai pannelli del trittico è un richiamo al simbolo del Commando Jugendstil.

Manifesto Solare – Ingredienti

Questo poster è stato progettato quando la tecnologia di riferimento erano i pannelli solari
organici a film sottile (DSSC) e ne rappresenta gli “ingredienti” fondamentali: antocianine, pigmenti fotosensibili qui rappresentati da vari tipi di frutta e verdura da cui possono essere estratte, biossido di titanio e poi l’intervento dell’uomo, il quale confeziona il pannello e ne avvia il processo di generazione di energia.

È stato concepito per essere installato su di un muro che si affaccia su di un incrocio, in modo che più persone possibile potessero venire a conoscenza di questa tecnologia.

La composizione di questo manifesto è verticale, semplice, dall’alto verso il basso. L’incrocio abbassa il baricentro e, creando i triangoli, aumenta il dinamismo e simula l’ingresso laterale delle mani. La lampadina, che riconnette questo manifesto con gli altri della stessa serie, brilla in un campo dominato da figure semplici: la struttura a piramide ne enfatizza l’importanza.

I colori sono prevalentemente caldi perché simboleggiano la dimensione domestica e alla portata di tutti che ha l’operazione del Commando. Sullo sfondo c’è un gradiente, scelto per enfatizzare l’importanza della luce, infatti diventa più scuro verso il fondo del manifesto. Il colore aiuta anche a rendere concreta, quasi fisicamente presente, la pellicola DSSC che viene arrotolata.

Manifesto Solare – La Dea

Fotomontaggio dell'applicazione di un manifesto solare raffigurante Madre Natura che dona energia rinnovabile agli esseri umani.

In questo manifesto, progettato per rimpiazzare un’affissione pubblicitaria di grandi dimensioni in centro a Milano, Madre Natura dona l’energia rinnovabile agli esseri umani. Quest’energia nasce dal Sole per poi arrivare a noi: è sottolineato e promosso il processo di partecipazione tra esseri umani e Natura.

Lo schema compositivo è leggermente più complesso rispetto agli altri manifesti della stessa serie. La struttura è dominata dalla diagonale che è ripresa dall’andamento delle piante e dalla posa della figura. Il Sole riempie il vuoto, creando un cerchio che riecheggia la forma del viso della Dea e aiuta a dividere il manifesto in terzi, così come erano soliti fare molti artisti Jugendstil, a cominciare da Alphonse Mucha.

Con l’aggiunta di una figura cambiano i colori, entrano le tinte giallo-rosate della carne, ma soprattutto l’arancione del vestito, che simboleggia la vitalità e si raccorda con la luce del Sole che sorge, simbolo di rinascita.

Il collegamento con le altre affissioni della stessa serie è rappresentato dalla pianta-lampadina e dal Sole, qui riecheggiato anche nei girasoli che compongono la corona della Dea.

Questo manifesto è stato progettato per affacciarsi sulla strada, ad un’altezza tale che la mano alzata dei passanti possa quasi toccare quella tesa di Madre Natura